Carlo Carrà, (nato l ‘ 11 febbraio 1881, Quargnento, Italia—morto il 13 aprile 1966, Milano), uno dei pittori italiani più influenti della prima metà del XX secolo. Egli è meglio conosciuto per le sue nature morte nello stile della pittura metafisica.
Carrà studiò pittura per un breve periodo all’Accademia di Brera a Milano, ma fu in gran parte autodidatta. Nel 1909 conobbe il poeta Filippo Marinetti e l’artista Umberto Boccioni, che lo convertirono al Futurismo, un movimento estetico che esaltava il patriottismo, la tecnologia moderna, il dinamismo e la velocità. Il dipinto più famoso di Carrà, Il funerale dell’anarchico Galli (1911), incarna gli ideali futuristi con la sua rappresentazione dell’azione dinamica, del potere e della violenza.
Con l’avvento della prima guerra mondiale si concluse la fase classica del Futurismo. Sebbene le opere di Carrà di questo periodo, come il collage Patriotic Celebration, Free Word Painting (1914), fossero basate su concetti futuristi, iniziò presto a dipingere in uno stile di realismo notevolmente semplificato. Le figlie di Lot (1915), ad esempio, rappresentano un tentativo di recuperare la solidità della forma e la quiete del pittore del xiii secolo Giotto. Il nuovo stile di Carrà si cristallizza nel 1917 quando incontra il pittore Giorgio de Chirico, che gli insegna a dipingere oggetti di uso quotidiano intrisi di un senso di stranezza. Carrà e de Chirico chiamarono il loro stile pittura metafisica, e le loro opere di questo periodo hanno una somiglianza superficiale.
Nel 1918 Carrà rompe con de Chirico e la pittura metafisica. Nel corso degli anni ’20 e ‘ 30, dipinse malinconiche opere figurative basate sul realismo monumentale del pittore italiano del xv secolo Masaccio. Attraverso opere lunatiche ma ben costruite come Morning by the Sea (1928), e attraverso i suoi molti anni di insegnamento all’Accademia di Milano, influenzò notevolmente il corso dell’arte italiana tra le due guerre mondiali.