Per il compleanno di Mahmoud Darwish, 13 Poems

X

Privacy& Cookies

Questo sito utilizza i cookies. Continuando, accetti il loro utilizzo. Ulteriori informazioni, tra cui come controllare i cookie.

Capito!

Pubblicità

Il poeta palestinese Mahmoud Darwish (morto nel 2008) è nato ad al-Birwa in questo giorno nel 1941. Per commemorare il suo ingresso nel nostro mondo il 13 marzo, ArabLit ha 13 poesie (e testi poemici):

1) “La Luna non è caduta nel pozzo”, da Journal of an Ordinary Grief, tr. Ibrahim Muhawi

Le traduzioni di Muhawi hanno un meraviglioso senso del ritmo dell’originale, e questo particolare testo è narrativo, dal cuore aperto e con caratteri profondamente incisi. Si apre:

—- Cosa stai facendo, padre? — – Sto cercando il mio cuore, che è caduto quella notte.

—Pensi che lo troverai qui?

—- Dove altro devo trovarlo? Mi piego a terra e lo raccolgo pezzo per pezzo proprio come le donne del fellahin raccolgono olive in ottobre, un’oliva alla volta. —- Ma stai raccogliendo ciottoli!

—Fare questo è un buon esercizio per la memoria e la percezione. Chi lo sa? Forse questi ciottoli sono pezzi pietrificati del mio cuore.

2) “Amore, come significato”, da In presenza di assenza, tr. Sinan Antoon.

Forse la più grande delle opere di Darwish, questa versione ha portato Antoon il Premio nazionale di traduzione 2012:

L’amore, come il significato, è fuori sulla strada aperta, ma come la poesia, è difficile. Richiede talento, resistenza e abile formulazione, a causa delle sue molte stazioni. Non basta amare, perché questo è uno degli atti magici della natura, come la pioggia e il tuono. Ti porta fuori da te stesso nell’orbita dell’altro e poi devi badare a te stesso. Non basta amare, bisogna saper amare. Sai come fare?

3) “Il giocatore di dadi”, da Se fossi un altro: Poesie, tr. Fady Joudah

L’affascinante “The Dice Player” con un adattamento visivo:

4) “Il cavallo è caduto dal poema”, dal peso della farfalla, tr. Fady Joudah

Non c’è margine nel linguaggio moderno rimasto
per celebrare ciò che amiamo,
perché tutto ciò che sarà was era

5) “Il secondo ulivo”, tr. Marilyn Hacker

E con i cavalli, gli ulivi:

L’ulivo non piange e non ride. L’ulivo
è la modesta signora della collina. Ombra
Copre una gamba, e lei non prendere le foglie di fronte alla tempesta.
In piedi, lei è seduta, e seduta, in piedi.

6) “Nient’altro che Iraq”, tr. Shareah Taleghani

Un grido a Badr Shakir al-Sayyab:

Ricordo as-Sayyab che urlava invano nel Golfo:
Iraq, Iraq. Nient’altro che Iraq.
E nient’altro che un’eco risponde
Ricordo as-Sayyab, in quello spazio sumero
Una donna trionfò sulla sterilità della nebbia
Ci lasciò in eredità la terra e l’esilio . . .
Per la poesia è nato in Iraq,
In modo da essere iracheno di diventare un poeta, il mio amico.

7) ” E dov’è la mia volontà?”dalla memoria per dimenticanza, tr. Ibrahim Muhawi

E dov’è la mia volontà?

Si fermò laggiù, dall’altra parte della voce collettiva. Ma ora, non voglio altro che l’aroma del caffè. Ora provo vergogna. Mi vergogno della mia paura e di coloro che difendono il profumo della patria lontana–quel profumo che non hanno mai sentito perché non sono nati sul suo suolo. Lei li portava, ma sono nati lontano da lei. Eppure la studiavano costantemente, senza fatica o noia; e dalla memoria opprimente e dalla costante ricerca, imparavano cosa significa appartenere a lei.

“Siete alieni qui”, dicono loro lì.

“Siete alieni qui”, dicono loro qui.

8) “In piedi davanti alle rovine di Al-Birweh,” tr. Sinan Antoon, da non Voglio che Questa Poesia a Fine

Come gli uccelli, I battistrada leggermente sulla pelle della terra
in modo da non svegliare i morti
ho chiuso la porta alle mie emozioni di diventare il mio altro
non mi sento che io sono una pietra sospirando
come anela una nuvola

9) “La Tragedia di Narciso,” Se io fossi un Altro, tr. Fady Joudah:

10) “Una frase sostantiva,” , tr. Fady Joudah

Una frase sostantiva, nessun verbo
ad esso o in esso: al mare il profumo del letto
dopo aver fatto l’amore perfume un profumo salato
o uno aspro. Una frase sostantiva: la mia gioia ferita
come il tramonto alle tue strane finestre.

11) “Se fossi un cacciatore,” tr. Shakir Mustafa

Se fossi un cacciatore
darei alla gazzella
una possibilità, e un altro,
e un terzo, e un decimo,
per sonnecchiare un po’. La mia parte
del bottino sarebbe
la pace della mente sotto
la sua testa sonnecchiante.

12) “Diario”, tr. Tania Tamari Nasir e John Berger.

Se ti dicessero: morirai qui questa sera Cosa faresti nel tempo rimanente? Guardare il mio orologio Bere un bicchiere di succo di Sgranocchiare una mela Guardare una formica che ha trovato che cosa mangiare per Poi guardare il mio orologio C’è ancora tempo per la rasatura, un bagno, un io dico a me stesso: Uno ha bisogno di uno ubicato nel momento in cui la scrivi Così mi metto la camicia blu mi siedo fino a mezzogiorno vivo alla mia scrivania, non vedo l’effetto del colore sulla parole Candore candore candore mi preparo il mio ultimo pranzo ho versate il vino in due bicchieri di vetro Per me e per chi verrà a Sorpresa Poi prendo una siesta tra due sogni

13) “Carta d’identità” tr. Salman Masalha e Vivian Eden

Questo non sarebbe probabilmente un poema Darwish avrebbe scelto tra solo 13 delle sue opere. Ma è uno che, anche se scritto nei suoi primi giorni, nel 1964, continua ad avere grande risonanza politica:

Scrivilo! Sono un arabo
Il mio numero di carta è 50000
I miei figli numero otto
E dopo questa estate, un nono sulla sua strada.
Questo ti fa arrabbiare?
Io sono un arabo.

Pubblicità

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.